venerdì 9 novembre 2007

Se le fidanzate studiassero antropologia.



"Ieri sera il server di Blog.com deve aver mangiato pesante..." - StefsTM





Aloha a tutti, in questo venerdì fausto per l'ennesima laurea non mia a cui presenzierò (che dite devo inizare a chiedere i gettoni di presenza?) potrei parlarvi dell'affitto da pagare, o di Beppe Grillo che ormai sui Rom, sui Rumeni (che non sono la stessa cosa anche se per i media lo stanno diventando) e sui Bulgari sbarella di brutto o anche della mancata presenza di Filippo Facci (il piacere di andare a zappare) ad Anno Zero.



Invece vi propongo uno scritto che mi è venuto di getto, ispirato da questo post.



Buona lettura.



Le fidanzate non studiano antropologia.







Se studiassero questa interessantissima materia saprebbero infatti che fin dagli albori, l'essere umano maschio è restio ad essere accompagnato nei suoi spostamenti dalla femmina. Pitture rupestri un pò ovunque nel mondo ci mostrano le femmine che insistevano ad essere presenti negli spostamenti (prevalentemente battute di caccia) solitamente attorniate da belve feroci. Per quanto le femmine fossero ottime esche per attirare la selvaggina o distrarre grossi predatori, ben presto le prime comunità si resero conto che la perdita di un elemento femminile era un prezzo troppo grande da pagare secondo un'ottica di cruda sopravvivenza. Il fatto che la femmina insista ancora oggi nel voler accompagnare (se non addirittura guidare l'uomo) dimostra come il sapiens sapiens non riesca ad apprendere realmente le lezioni del suo passato. Le più progredite civiltà classiche, quella greca e in seguito quella romana accettarono di buon grado lo stato delle cose, regalando alla femmina un luogo dove essa potesse restare incolume e al contempo comandare: la domus. La nascita della femmina domestica non fermò però l'istinto della donna alla peregrinazione. Mutati gli scenari e ridotti i rischi di aggressione da parte della selvaggina grazie all'avvento della figura dell'allevatore (il quale comunque preferiva accompagnarsi al bestiame piuttosto che a una donna, pratica tra l'altro ancora in uso tra i mandriani mongoli, sardi, neozelandesi e americani -brokeback mountain docet) il pericolo per la donna fuori dalla domus a seguito del proprio compagno o in solitaria era.. un altro maschio. Può esser d'aiuto citare i casi esemplari che sono passati alla storia a causa dell'avventatezza delle fidanzate, come "Il ratto delle Sabine" o la "Guerra di Troia". Bisogna comunque sottolineare che il maschio è sempre stato ed è tutt'ora restio a prendere ordini da una donna. La necessità di procurare il cibo necessario alla sopravvivenza della comunità permetteva a maschi di diverse età di allontanarsi, per periodi di tempo variabili, dalle femmine. Una volta civilizzato il maschio ebbe a sua disposizione molto tempo da condividere con la femmina, in particolare nella domus. Non essendo la condizione della femmina domestica propriamente idilliaca, questa molte volte si sfogava col maschio il quale decisamente non domestico reagiva come poteva, ed essendo sì civilizzato ma anche molto incazzato e abituato a dar legnate, riportava l'ordine nella domus a volte esagerando e sconfinando nell'uxoricidio. L'uxoricidio era punito dal diritto romano, quindi gruppi di maschi iniziarono dapprima a uscire incazzati ritrovandosi per strada per sfogarsi menando cazzotti e calci in ogni direzione. Le cronache dell'epoca parlano di un non precisato saggio che visto il numero sepre maggiore di maschi incazzati per strada, e l'ancor più alto numero di spettatori (comunque sempre altri maschi incazzati ma anche annoiati) presenti ad incitare i duellanti, abbia deciso di trarre profitto dallo stato delle cose e contemporaneamente ristabilire l'ordine nelle città inventando le arene. Purtroppo presso i barbari tale idea non venne mai a nessuno e a causa dei continui scazzottamenti, l'unica soluzione per allontanare i maschi incazzati fu di mandarli a sfogare all'estero: nacquero così le invasioni barbariche che segnarono l'inizio del medioevo. Perse molte delle conquiste tecnologiche e sociali, le civiltà medievali regredirono per alcuni versi allo stato primitivo e la donna non fece eccezione. Tuttavia la percezione della precarietà della vita, e l'incombenza della morte - pompata ad arte dalle pestilenze, le guerre, le carestie e la paura della fine del mondo con l'approssimarsi dell'anno 1000- favorirono l'attribuizione di maggiore importanza alla donna medievale, di nuovo necessaria per poter procreare una progenie schiava di un precario presente e ancor più cupo -per l'epoca- futuro. Peccato che dopo centinaia di anni passati in casa la donna si fosse anche rotta le scatole di stare nella domus, e spesso decidesse di fare fagotto e fuggire. La visione cavalleresca medievale ci tramanda di come fosse importante riportare a più miti consigli, e semmai all'interno della domus, la donna fuggitiva. E' infatti attorno all'anno 857 che si cominciano a delineare due figure fantastiche femminili: la fata e la strega. Diversi antropologi concordano nel dire che la fata altri non è che la giovane donna di qualche città, fuggita e trovata da un qualche uomo incazzato che passava da quelle parti per sbollire l'incazzatura. La strega altri non sarebbe che una donna molto più vecchia e meno appetibile sessualmente, talmente inutile anche per l'uomo incazzato che così si ritrovava a pronunziare diverse maledizioni. La profonda divisione tra mondo contadino e mondo aristocratico faceva sì che i membri del primo "trovassero per caso" delle fate, mentre i membri del secondo "liberassero" da impavidi cavalieri quali erano, delle "principesse" dalle grinfie di bruti o mostri (solitamente contadini incazzati). Passata la paura per la fine del mondo, e incrementata l'idea di amore romantico, a qualcuno venne in mente che avrebbe potuto anche essere divertente mettere al comando una femmina, giusto per vedere quello che sarebbe successo. Peccato che una volta iniziato, il gioco sfuggì di mano ai maschi e così fatto un rapido calcolo decisero che, "ok si è scherzato ma agli ordini di una donna MAI!" bruciando prima Giovanna D'Arco, poi assassinando nei modi più coloriti le varie regine e regnanti esponenti del gentil sesso. Ma l'effetto valanga era ormai iniziato e non si poteva fermare, così che dopo diversi secoli le donne ottennero la parità dei sessi e furono tutelate dalla legge e si sentirono in dovere non solo di accompagnare ma anche di dare ordini ai maschi. Ad oggi il maschio contemporaneo cerca in tutti modi di recuperare quegli spazi e quei tempi "unicamente maschili" che sono suoi dall'alba dei tempi, e lo fa sfruttando i mezzi che la più avanzata tecnologia gli mette a disposizione: playstation, World of Warcraft, serate al pub con gli amici, partite di calcio allo stadio o alla televisione, uscite per portare a spasso il cane-comprare le sigarette-buttare l'immondizia, battute di caccia o di pesca nei weekend. Concludendo, possiamo dichiarare senza ombra di dubbio che l'accompagnare un maschio dandogli ordini o consigli è una pratica innaturale che porta la femmina a trovarsi in una condizione di alto rischio. Rischio che si palesa sovente nella luce degli occhi del maschio quando fissa con avidità oggetti contunenti e al contempo utili nelle corsie di un ferramenta. Ma questa è un'altra storia.





Lo stile è volutamente similare a questo libro che mi ha divertito moltissimo:



Allegro ma non troppo di Carlo M. Cipolla






Leggetelo!!

Aloha!

P.S.= Sedlex, il paragone fatto nel post di Beppegrillo tra i figli di cittadini comunitari in Italia e bambini italiani, sta in piedi?

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