domenica 31 agosto 2008

Il "Sopravvivenzismo" - Prima Parte



"Vedo la balena nel Tamigi e quella attaccata alla barca in Australia. Vedo gli orsi polari che nuotano in mezzo all'oceano senza un approdo. E mi chiedo se la tenerezza che suscitano sia pari al disprezzo che provo per l'indifferenza verso i danni che stiamo facendo." - StefsTM




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Aloha a tutti.

Oggi vorrei parlarvi del "Sopravvivenzismo", cosa che gli animali hanno per natura ma che a quanto pare noi umani abbiamo perso, in particolare per quanto riguarda il lungo periodo, e che ritroviamo solo di fronte a situazioni d'emergenza o dinanzi alle ipotesi che queste stiano per verificarsi. Eventi come l'uragano Katrina e le ipotesi sugli sconvolgimenti climatici che dovrebbero avvenire secondo alcuni nel 2012, vengono presi ad esempio dai vari sostenitori del sopravvivenzismo.

Il sopravvivenzismo si basa sull'idea che la società è di per sè fragile e instabile e per questo potrebbe venire meno il tessuto sociale in cui ogni giorno viviamo. I sopravvivenzisti sostengono che l'ordine sociale può svanire da un momento all'altro per svariati motivi, quello che a loro interessa non è il perchè o il come questo avverrà, ma cosa fare una volta che sarà avvenuto.

In questo già si possono distinguere i vari livelli di "fanatismo" dei vari sopravvivenzisti.



Alcuni gruppi sono caratterizzati da una visione apocalittica del futuro prossimo, in particolare a causa di certe credenze religiose. Per questi gruppi, la "fine del mondo come lo conosciamo" è inevitabile e potenzialmente sempre dietro l'angolo.

Altri gruppi sono convinti che si stia assistendo recentemente al manifestarsi di diversi "segni" di un imminente rottura degli equilibri sociali, questi segni sarebbero identificabili con la crisi petrolifera, la crisi monetaria, le rivolte per il prezzo delle materie prime in Africa, e così via.

Per ultimo ci sono i gruppi che vivono in costante allerta, senza realmente "aspettare" un qualche segno che indichi "il punto di rottura sociale", paradossalmente per certi di questi gruppi "oggi è già domani".

Ci sono 2 approcci al sopravvivenzismo, il primo si basa sul principio dell'autosufficienza intesa come quell'insieme di conoscenze/abilità in grado di garantire la sopravvivenza di un individuo. Il secondo è la diretta emanazione del primo e prevede l'istituzione di un gruppo dove poter continuare una vita simile a quella che si faceva prima del "tracollo sociale".



In ogni caso, nessuno di questi gruppi fa affidamento sulle organizzazioni governative o non governative come l'Esercito o la Protezione Civile, questa diffidenza è vista, sopratutto in America come un comportamento ai limiti dell'eversione.

Dopo la seconda guerra mondiale, l'incubo di una guerra termonucleare globale scatenò una ricerca spasmodica verso i mezzi e i modi migliori per poter sopravvivere a un evento tanto devastante. Un incubo talmente vicino a diventare reale, che diversi Stati si adoperarono per istruire i propri cittadini al "sopravvivenzismo". Ne sono un esempio i filmati del 1950 prodotti dal Civil Defence:







La serietà del filmato è involontariamente comica nel dire che i soggetti esposti a radiazioni si riprendono senza problemi e i loro bambini sono perfettamente normali, o nel sostenere che anche con un'esplosione atomica, le case, gli uffici e le fabbriche devono rimanere vive e abitate....



Fine prima parte.

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